La riserva naturale WWF di Monte Arcosu in Sardegna, entrerà a far parte attiva di un progetto nato dalla collaborazione tra il WWF e L’IKEA, famosa azienda scandinava leader nel settore dell’arredamento. Del progetto fanno parte anche la Riserva regionale del Lago di Penne (Abruzzo), l’Oasi della Laguna di Orbetello (Toscana), la Riserva naturale regionale del Bosco Wwf di Vanzago (Lombardia) e la Riserva naturale regionale delle Saline di Trapani (Sicilia). [wpcol_1third id=”” class=”” style=””]Il progetto che partirà il prossimo 22 aprile, in occasione della Giornata mondiale della Terra, ha l’obiettivo di promuovere le biodiversità, attraverso un’agricoltura sostenibile e a basso impatto ambientale. Tutto questo proponendo nei punti ristoro Ikea di tutta Italia, il consumo e l’acquisto dei prodotti biologici coltivati nelle Oasi del WWF, con tecniche agricole naturali. Una parte del ricavato servirà a sostenere e a portare avanti il progetto che certamente ha la valenza di progetto pilota sperimentale in agricoltura biologica, di quelli, che un tempo ormai lontano erano prerogativa delle università e, a mio avviso, con una filosofia neanche cosi’ lontana da quella messa in pratica, nell’ orto di casa, dai nostri padri e dai nostri nonni.[/wpcol_1third] [wpcol_2third_end id=”” class=”” style=””]Ma onore al merito al WWF Italia che in questi cinque piccoli fazzoletti di terra, ovvero le sue Oasi protette, ha deciso di realizzare ciò che noi in Sardegna avremmo potuto fare molto prima di oggi in terreni ben più estesi; anche con un grande vantaggio per la nostra salute, considerato che ormai sono noti a tutti i danni devastanti causati da pesticidi e fitofarmaci.
Non si capisce, come e perché, nonostante le nostre origine contadine, nonostante la presenza sul nostro territorio di una facoltà di agraria di eccellenza, nonostante ciascun sardo che si rispetti non fa che ripetere da sempre quanto sia importante mangiare le cose genuine, ci ritroviamo con un isola, il nostro patrimonio più prezioso, abbandonata a sé stessa e persino a rischio desertificazione. Importiamo un’enorme quantità e varietà di ortaggi, mele da ogni parte del mondo, uva persino dal Cile. Per non parlare della varietà di microclimi presenti nella nostra isola che hanno consentito allo spirito di iniziativa, alla passione per la terra dei nostri nonni, persino di coltivare banane, così come kiwi, zafferano e un’infinità di altre cose. Di tutto questo non c’è traccia nei programmi dei nostri politici, che sul tema hanno lasciato cadere un silenzio inquietante e non privo di interrogativi, ma soltanto nelle testimonianze dei nostri vecchi e in qualche volume sui famosi e paradisiaci orti e frutteti che circondavano, per esempio, la città di Sassari. Paradisi, di cui ormai, si sono perse le chiavi.[/wpcol_2third_end]